La nostra Casa

La nostra Casa

(Una voce dal futuro)

Com'era bello correre sul prato a piedi nudi, sentire la freschezza dell'erba sui piedi, togliersi i vestiti e tuffarsi nudi nel fiume, dove l'acqua rallenta e forma un ansa. L'acqua chiara e trasparente mostrava il fondo composto di sabbia, ciotoli e sinuose alghe verdi. Tutt'intorno l'erba abbondava lungo gli argini, punteggiata dai colori vivaci dei fiori di primavera. Gli alberi, alti e dal rigoglioso fogliame verdeggiante, mitigava l'effetto della calura estiva. Attorno si sentivano i suoni della natura: il cinguettio degli uccelli, il fruscio delle foglie cullate dal vento. Tutto era pace e silenzio.
Com'era intensa, da togliere il fiato, la vista dalla cima della montagna. Lo sguardo gira intorno si spinge fino all'infinito. Il cielo sopra le nostre teste era dipinto di blu, diluendosi verso l'azzurro e il celeste appena sopra le vette. Le bianche nuvole punteggiavano l'orizzonte e giocavano a nascondere le cime ricoperte di neve e ghiaccio. Scendendo con lo sguardo, il granito duro e grigio, lascia spazio a muschi e erbe creando un manto verde di varie sfumature. Più in basso vi sono i boschi di conifere a contornare la base delle montagne, di colore verde più o meno scuro a seconda della specie. Come una bella dama, il tutto si specchiava nelle immobili e fredde acque del lago. Quassù il silenzio dominava su ogni cosa, disturbato a tratti dal richiamo di qualche rapace o da una breve folata di vento.
Com'era bello togliersi i sandali e appoggiare i piedi sulla sabbia soffice e calda. Camminare fino alla battigia e sentire il sollievo dell'acqua fresca delle onde sui piedi nudi. Passeggiare mano nella mano lungo il confine dove acqua e terra s'incontrano e sentire la brezza salmastra che ti sfiora la pelle nuda e ti solleva i capelli. Tuffarsi nelle fresche acque e sentire quel brivido piacevole che ti pervade il corpo. Scendere verso il blu e sentirti fondere con l'acqua del mare, divenire una cosa sola. Nuotare assieme ai pesci, incuriositi da quello strano animale, e diventare pesce anche tu, come loro e non c'è più nessuna differenza. Nel profondo blu, restare in ascolto del silenzio, nessun rumore, nessun pensiero, nessun giudizio, nessuna inquietudine, nessun timore...
Uscire dall'acqua e abbandonarsi sulla sabbia, lasciando che il sole, con il suo calore, asciughi la nostra pelle, mentre il suono delle onde ci canta una nenia che da secoli ha sempre le stesse note.
Tutto ciò che c'era in quell'istante bastava per essere felici. 
Tutto era perfetto, tutto era creato per gli esseri viventi.   

Sono qui, in attesa. In attesa di partire per un lungo viaggio che mi porterà verso la salvezza. Non sono sicuro dove mi porterà, non sono sicuro se sopravvivrò. Coloro che dovevano tutelare la nostra vita, ci hanno fatto molte promesse, ma alla fine non ha funzionato. Forse siamo arrivati tardi. Forse dovevamo muoverci per tempo. Il pianeta non è più quel meccanismo di perfetto equilibrio, l'abbiamo distrutto, forse per sempre. Anzi, abbiamo dato fuoco alla nostra casa con noi dentro e, con lei, sono stati sacrificati la maggior parte degli esseri umani che non ce l'hanno fatta. Davanti a questa situazione, ogni essere umano è uguale ad ogni altro, sono cadute le gerarchie che dividevano le persone, ognuno di noi subisce gli effetti delle nostre scelte del passato. 
Alcuni hanno deciso di restare, nascondendosi in alcuni angoli del pianeta in cui potrebbe essere possibile ricreare la vita, ma non c'è posto per tutti, solo per pochi coraggiosi pionieri. La speranza è quella che un giorno possa tornare tutto come prima, che il pianeta possa rigenerarsi da solo. Quanto tempo dovrà trascorrere? 
Ho il privilegio di poter scappare da questo pianeta reso inospitale a causa dell'attività umana, nell'attesa che la Terra rimargini le sue ferite e tornare a popolarla di nuovo. Non sono sicuro che tutto questo possa funzionare, non sono più sicuro dell'uso della scienza da parte degli uomini, di questi stratagemmi per poter salvare l'umanità. Siamo riusciti, nel nostro recente passato, a trovare dei farmaci per debellare i virus e le malattie in pochi mesi, ma non siamo riusciti a ridurre le emissioni nocive e l'inquinamento, che hanno distrutto la vita sul pianeta, in 60 anni.
L'ansia che provo ora è solo la paura di morire, che tutto questo sia un nuovo fallimento. O forse, con i miei ricordi, è la nostalgia della bellezza che fu un tempo la Terra?
Forse anch'io, come il nostro pianeta, sono già morto da tempo e non me ne sono accorto.

(Pietro A. 1 novembre 2021) Immagine da archivio personale.

Pietro

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